lunedì 19 novembre 2007

PUM E PIANI URBANISTICI VARI

Partendo da una corrispondenza via email, voglio riprendere le parole di Sergio per sollevare una questione che ci riguarda tutti : la partecipazione e gli strumenti usati dalle amministrazioni per regolare la vita pubblica... di seguito le sagge parole di Sergio sull'argomento :
"Due paroline sul PUM e su altri strumenti quali piani strategici, ecc...: si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di PACCHI. Questo non vuol dire che non dobbiamo dire la nostra ma....occorre essere realisti. Molti comuni, soprattutto quelli come Cagliari, usano questi strumenti - voluti peraltro dall'UE - esclusivamente per questioni di immagine, facendo apparire che le loro scelte "strategiche" vengono "condivise" con la popolazione e gli interessati. Ma state certi che non é assolutamente così. Inoltre, altro obiettivo di queste cose é quello di pagare dei consulenti che, normalmente, sono in qualche modo ricollegabili a questo o a quel sindaco o assessore. E' da diverso tempo che questa "moda" della "concertazione" va avanti in Sardegna e, vi assicuro, di risultati non se ne vedono! Si tratta inoltre di una modalità di agire che cerca di "incanalare" le legittime rivendicazioni dei cittadini in schemi pilotati dalle amministrazioni stesse. Al cittadino si fa credere così di essere coinvolto e che l'amministrazione é aperta e trasparente... i cittadini rinunciano così alle normali forme di rivendicazione dei loro diritti, convinti che l'amministrazione li ascolti! Niente di più falso. Personalmente considero questi strumenti pericolosissimi perché creano false aspettative e illudono i cittadini facendogli credere di contare qualcosa. Senza considerare che questi strumenti obbediscono e hanno alla base logiche di sviluppo che, invece, non vengono assolutamente messe in discussione e che si da per scontato siano conosciute e accettate dai cittadini. Cosa che non corrisponde al vero.
Conoscendo bene come funzionano queste cose mi guardo bene dal legittimarle partecipando ai processi che le governano. Ma voi siete, ovviamente, liberi/e di farlo. L'importante é che continuiamo anche a chiedere con forza, agire, promuovere e tutelare con tutti i mezzi leciti il nostro diritto sacrossanto ad usare le bici, a respirare aria più pulita ed a disintossicare le nostre città dal traffico."
Penso che quanto ci fa notare Sergio sia verissimo, tuttavia nel momento in cui mi imbatto in operazioni come queste, tipo PUM, PIANO STRATEGICO DELL?AREA VASTA etc.. alla consapevolezza della meschinità nascosta dietro la facciata delle "amministrazioni vicine ai cittadini" si aggiunge la presa d'atto della effettiva mancanza di partecipazione dei cittadini stessi (sono il primo a fare mea culpa) alla vita pubblica che è forse è un elemento importante che permette ai politici di fae un pò quel c...o che vogliono..
riprendo ad esempio il piano regionale dei trasporti.... per dieci anni eravamo senza, non abbiamo preso una lira dei soldi stanziati per le regioni a favore della ciclabilità; ora lo stanno riscrivendo, non stanno contemplando la ciclabilità, non prenderemo una lira neanche in futuro!! i comuni potranno continuare a dire di non aver soldi (oltreche la volontà) e noi saremo rimasti ai margini del gioco ancora una volta..
Cosa possiamo fare in casi come questo???
enrico

venerdì 9 novembre 2007

"Si può dare di più", diceva una canzone. E questo è del tutto evidente confrontando i dati sull'uso della bicicletta in Italia e nel resto d'Europa. Da noi è solo il 4% della popolazione che salta in sella per gli spostamenti urbani, a fronte della media europea del 9,45% e di punte d'eccellenza come in Olanda: dove a preferire la bici è una percentuale del 27% e la Danimarca, con il 18%.

E' questione di cultura, certo, ma la cultura, o meglio, la consuetudine, si favorisce con gli investimenti sulle strutture e la sicurezza.

Lo ripeteranno fino a domenica tutte le voci italiane e straniere della prima conferenza nazionale della bicicletta, organizzata a Milano dal ministero dell'Ambiente e dalla Provincia. E' in questa sede che, per la prima volta, si farà il punto sulla situazione italiana, confrontandola con le esperienze europee, e soprattutto si individueranno le linee guida per investire i 15 milioni di euro appena stanziati per la mobilità ciclistica urbana.

Perché è questa l'emergenza, come sottolinea lo stesso ministro Alfonso Pecoraro Scanio: "Il nostro territorio è letteralmente soffocato dal traffico e dall'inquinamento atmosferico, con pesanti ricadute sulla salute. La bicicletta è il mezzo di trasporto più ecologico e l'esigenza attuale di combattere lo smog nelle città ci può aiutare a fare riconquistare alle due ruote un ruolo importante".

Via, dunque, ai percorsi ciclabili, ma non solo. Via anche all'intermodalità, cioè alla pratica di combinare bici e mezzi pubblici, al trasporto delle biciclette sulla metropolitana, al bike sharing, vale a dire al sistema della bicicletta condivisa, che permette di noleggiare la bici in un posto e lasciarla in un altro.

Un progetto organico, dunque, che deve andare insieme agli interventi di moderazione del traffico, come le rotonde, gli attraversamenti rialzati rispetto al piano stradale, l'allargamento dei marciapiedi, le zone a 30 km orari. E' provato, infatti, come evidenzierà alla conferenza l'intervento di un esperto Fiab, la Federazione italiana amici della bicicletta, che il numero di incidenti ai ciclisti, mortali e non, è inversamente proporzionale alle strutture ciclabili esistenti sul territorio. In altre parole: nei paesi dove minore è il numero di percorsi che garantiscano di pedalare in sicurezza, maggiore è il numero delle vittime.

Se ce ne fosse bisogno, il confronto con le altre realtà europee dimostra quanto siamo indietro. In Germania dal 2002 al 2006 sono stati stanziati 100 milioni di euro per realizzare e manutenere piste ciclabili lungo le autostrade federali. Dal 2007 si è deciso di investire 80 milioni di euro l'anno. Dal 2002 al 2006 l'Italia non ha investito neanche 5 milioni di euro. La Spagna ha trasformato 1.600 chilometri di ferrovie abbandonate in vias verdes, vale a dire in percorsi riservati a biciclette, pedoni e cavalli. In Italia la Fiab ha individuato da anni la Ciclopista del Sole, 3000 chilometri per spostarsi in bici dal Brennero alla Sicilia, che andrebbero evidenziati con apposita segnaletica sul territorio, Ma solo la casa editrice Ediciclo è stata sensibile all'iniziativa pubblicando la mappatura dei primi 400 chilometri, dal Brennero al lago di Garda. Sempre in Italia, secondo i calcoli di Legambiente, ci sono complessivamente 2.413 chilometri di percorsi per le biciclette. Solo a Monaco di Baviera, che ha lo stesso numero di abitanti di Milano, ne esistono 1.200.

Per il bike sharing, dopo Milano, Torino, Parma e Reggio Emilia, il servizio partirà a Roma dal prossimo 15 gennaio, per ora solo limitato al centro storico, con 250 biciclette, 22 postazioni e 300 ancoraggi bici. L'obiettivo è eguagliare entro il 2008 l'esperimento parigino di Velib, inaugurato nel giugno scorso con 20.000 biciclette in tutta la città. Nella capitale francese, i posteggi bici sono installati a meno di 300 metri l'uno dall'altro, la media di uso quotidiano del servizio è fra i 50.000 e i 70.000 prelievi, con punte di 100.000. L'abbonamento annuo è già stato acquistato da 53.000 parigini.


( La repubblica 9 novembre 2007)

una video animazione su CM

Qua trovate una simpatica animazione che ho scovato sul sito del cm parigino...
buona visione!!


http://www.youtube.com/watch?v=h10rOAY0QjU

venerdì 2 novembre 2007

RISOLLEVIAMO IL DIBATTITO E LA PARTECIPAZIONE



E’ vero, come ha rilevato Enrico, da un pò di tempo il dibattito sulle tematiche della ciclabilità a Cagliari si è molto ridotto. E si è ridotta anche la partecipazione nell'organizzazione di eventi, la frequenza alla critical mass etc...Nonostante ciò ciclisti "urbani" in giro ce ne sono tanti e molti di noi continuano a usare prevalentemente la bici per spostarsi. Eppure, osserva Enrico, paradossalmente proprio in un momento in cui le istituzioni dovrebbero essere suscettibili di maggiori pressioni in materia di ciclabilità, l'argomento latita e la partecipazione langue. Enrico, nel far notare giustamente che, in questo periodo, si stanno approntando 2 importantissimi strumenti istituzionali che investono la mobilità ciclabile (il piano strategico dell'area vasta, e l'ancora più importante Piano Regionale dei Trasporti), invita tutti ad avviare le opportune azioni di “lobby” al fine di influenzare i legislatori e dare alle amministrazioni interessate l'occasione di prendere provvedimenti fondamentali non solo per chi usa la bici ma per tutta la Città ed i suoi abitanti. Enrico si domanda, infine, come possiamo fare questo? Come possiamo risollevare il dibattito e la partecipazione? Mi permetto sommessamente di dare qualche suggerimento e lanciare qualche idea. Invitando tutti/e voi a fare altrettanto. Ritengo che il dibattito sull’area vasta ciclabile debba essere avviato non solo tra i ciclisti ed i ciclofili ma tra tutti i cittadini e le cittadine responsabili. Per far questo occorre un evento. Qualcosa di cui si parli. La Conferenza Nazionale della Bicicletta ci da già uno spunto importante e tutto ciò che ci serve per impostare l’organizzazione della PRIMA CONFERENZA REGIONALE DELLA BICICLETTA o qualcosa di simile. Addirittura io pensavo di spingerci anche un po’ oltre (ma questo è solo un sogno…), legando la tematica della ciclabilità a quella della DECRESCITA. Immaginatevi di avere qui a Cagliari un personaggio come Serge Latouche!!.... So per certo che alcuni enti locali o la stessa provincia di Cagliari sarebbero sicuramente disponibili ad ospitarla, anche co-finanziando l’iniziativa. Altri sponsor non mancherebbero. Dalla Conferenza potrebbe venir fuori un “manifesto programmatico” e una serie di suggerimenti e idee che le amministrazioni interessate non potrebbero ignorare. Certo che un po’ di soldini non guasterebbero; per questo non occorre grande impegno. Basta organizzare un free-drink e, vi assicuro, qualche migliaio di € sarebbero assicurati. Tuttavia, per fare tutto questo credo sia importante costituire l’associazione. Questo perché per organizzare (questi e altri) eventi del genere occorre contarci e valutare l’impegno di ciascuna/o, sapendo bene su chi possiamo fare affidamento. Chi entra nell’associazione è, in un certo senso, vincolato dal suo stesso interesse. Penso che quindi sia quella la prova decisiva necessaria per dimostrare a tutti/e noi sin dove possiamo spingerci e sin dove possiamo arrivare. La costituzione dell’associazione, a mio parere, non dovrebbe essere “fine a se stessa” ma essere condizionata e collegata alla realizzazione di un programma concreto, cioè: due o tre cose da fare entro un termine preciso.
Se alla fine, al momento di firmare, ci ritroviamo in tre….beh….sarebbe già un buon inizio……ma io sono un ottimista sfegatato.